La realtà umana si definisce con i fini che essa persegue. Il desiderio è principio cosciente di qualche cosa. É realtà pro-iettiva. Sarebbe grave errore considerare una ricerca psicologica
terminata nel momento in cui si è raggiunto l'insieme concreto dei desideri empirici.
Il desiderio spesso viene appagato simbolicamente, ma ciò è un ingannare se stessi. In realtà il desiderio concreto è sempre un malcelato desiderio in astratto. É metafisico. Ad esempio il
bisogno di sentire può trasformarsi in bisogno di scrivere. In questo caso il desiderio di sentire ha subito una trasformazione. Ogni desiderio è sottoposto ad una genesi. Il compito è scoprirne
i passaggi. Passaggi, divenire, trasformazioni sempre accuratamente velate.
Quello che deve essere scoperto, o meglio analizzato, è perché è presente un desiderio anziché un altro, perché quel desiderio invece di un altro.
Analisi significa indagare senza preconcetti e pregiudizi. Analisi è stupore. Ogni ricerca delle cose deve essere una ricerca preontologica che analizzi, cioè, i dati primitivi. Ricerca
preontologica significa una ricerca dell'umano che non sia mai ridotto a sostanza metafisica, inumana. Si deve sempre cercare il Soggetto/Persona. Importante è non tentare mai di ricostruire una
persona unicamente con le sue indicazioni.
Ricerca primitiva e preontologica non significa trascinare la ricerca nell'assurdità della realtà umana. Bisogna cercare nell'oggetto (frase, pensiero, sogno...) d'analisi il secondario, il
derivato.
Esempio: Il mio amico Pietro ama remare. A Pietro piace il canottaggio. La psicologia col metodo cartesiano del materialismo penserà con una processo di diairetica ascensionale e discensionale che a Pietro piaccia il canottaggio perché ama gli sforzi violenti, è un campagnolo, ama gli sport all'aria aperta, ama gli sport e quindi il rischio... Ma si può credere che il desiderio di fare canottaggio sia fine a se stesso e basta? Cioè si può credere che il canottaggio, in realtà, non sia un mezzo per il fine? Non è questo un modo per cercare l'astratto verso il concreto?
Quel che va fatto, invece, è quello di cercare quella scheggia di concreto, quello slancio verso l'essere, il suo rapporto
originale col mondo e con l'altro nell'unità di relazioni interne e di un progetto fondamentale.
Con questo si comprende come la Persona sia una
Totalità e come tale essa possiede diverse tendenze. Tendenze che noi si deve scoprire empiricamente in lei. Ogni diversa tendenza è un rapporto diverso che si instaura col
mondo. Il soggetto è la scelta che fa. Così se Pietro rema sul fiume lo fa perché quello non è altro che la scelta di se stesso come totalità in quelle circostanze.
Quello non sarà altri che il suo essere-nel-mondo. In ciascuno di noi la Persona è tutta intera, sono le tendenze che mutano in relazione alle circostanze.
La scelta originaria del nostro essere è vivere e non fuggire dall'angoscia, cioè dalla morte. Perché la morte è angoscia e la fuga di essa è inautenticità del vivere.
L'uomo è fondamentalmente DESIDERIO DI ESSERE. Il desiderio di essere è possibilità. Il desiderio è mancanza. (L'Essere) Il Per sé è l'essere che è a se stesso la propria
mancanza d'essere. Così il progetto originale che si esprime in ognuna delle nostre tendenze empiricamente osservabili è dunque il progetto d'essere. Il tutto nel soddisfacimento simbolico. Es.:
Freud i complessi e la libido originale.
Vi è dunque una tensione del per-sé ad essere la propria mancanza. L'essere del quale il per-sé manca è l'in-sé. La realtà umana è desiderio di essere in-sé. Compito del per-sé è progettare
l'essere in quanto per-sé.
Il possibile è progetto in genere come ciò che manca al per-sé per divenire in-sé-per-sé. Questo ideale lo si può chiamare Dio.
L'uomo è, dunque, l'essere che progetta di diventare Dio.
Essere uomo significa tendere ad essere Dio o, se si preferisce, l'uomo è fondamentalmente desiderio di essere Dio.
In questo simbolismo si può leggere che il desiderio della persona è quello di essere in generale e ciò è la realtà umana nella persona. Questo determina l'individualità dell'uomo. In ogni
desiderio si concretizza la realtà umana e la persona.
La libertà umana è assimilabile alla nullificazione. In quanto il solo essere detto libero è l'essere che nullifica il suo essere. E la nullificazione è la mancanza di essere. Ecco che la libertà
è progetto-per sé di essere-in-sé-per-sé.
Per comprendere, dunque, la Persona in tutte le sue
tendenze (scrivere, correre, remare...) bisogna saperla decifrare e quindi bisogna saper interrogare ed il metodo specifico è quello
della psicanalisi esistenziale. Tale metodo si basa sul principio che l'uomo è una totalità e non una collezione ossia che tutto di lui, ogni cosa: tic,
gusto... è rivelatore di quella persona. La psicanalisi vuole decifrare ogni singolo comportamento empirico cercando di capire cosa ciascuno di essi contiene. Diremo, quindi, che il suo punto di
partenza è l'esperienza, ma ogni gesto appartiene a un a-priori ed il lavoro della psicanalisi esistenziale è un lavoro ermeneutico: decifrazione, fissazione e concettualizzazione. Il suo metodo
è, quindi, di confronto. Si mettono a confronto, infatti, tutti i diversi modi agire umano poiché ognuno di essi nello stesso tempo "maschera" la propria storicità. Azione, dunque,
simbolica.
Entrambe le psicanalisi considerano tutte le manifestazioni della vita psichica. La psicanalisi esistenziale non conosce nulla prima dell'originale nascere della libertà umana; la psicanalisi empirica (quella freudiana) suppone che la sensibilità primitiva dell'individuo, prima della sua storia, sia una cera vergine.
Entrambe cercano di scoprire il senso della "storia" della realtà umana. Infatti, entrambe sono d'accordo che non si possa interrogare un uomo su ciò che è, senza tener conto della situazione.
L'indagine partirà dalla sua origine (infanzia) all'ora.
Ogni fatto "storico" da questo punto di vista sarà considerato contemporaneamente come fattore della evoluzione psichica e come simbolo di questa evoluzione. Entrambe lavorano su un terreno
pre-logico. Se la psicanalisi empirica cerca di determinare il complesso, la psicanalisi esistenziale cerca di determinare la scelta originale. Tale scelta è totalitaria come per il complesso. É
essa che sceglie l'atteggiamento della persona di fronte alla logica ad ai principi (la pre-logica si confronta con la logica).
La psicanalisi empirica parte da un postulato dell'esistenza di uno psichismo inconscio il quale si sottrae all'intuizione del soggetto. Per la psicanalisi esistenziale il fatto psichico è
coesivo della coscienza. Ciò non significa, però, che ciò che è cosciente sia anche conosciuto, al contrario.
La psicanalisi esistenziale deve sapere che per la realtà umana non vi è differenza tra esistere e scegliersi. Il complesso è scelta d'essere. É così che la psicanalisi esistenziale rinuncia ad
una azione meccanica sul soggetto. Ciò significa che il metodo usato dalla psicanalisi empirica non potrà essere utilizzato dalla psicanalisi esistenzlae (feci=oro, cuscinetto di spille=seno,
borsellino=vagina...).
I simboli, dunque, cambiano di significato in relazione al soggetto che si ha d'innanzi. Non sono universali.
Il soggetto sottoposto ad analisi deve poter toccare, vedere ciò che è. Non basta, dunque, far prendere coscienza al soggetto ciò che è, ma bisogna fargli prendere conoscenza. Ciò che cerca una
persona è contemporaneamente una scelta d'essere e un essere. A ciò si devono tradurre in evidenza i fini ultimi dell'individuo. La psicanalisi esistenziale dovrà studiare, quindi, non solo gli
atti mancati, le ossessioni, le nevrosi, ma anche e soprattutto i pensieri di quando si è svegli, gli atti riusciti e adatti, lo stile... e non sarà mai limitata dall'idea di dover fare una
diagnosi, ma, al contrario, eliminerà questo concetto dal suo agire.